Conserva la sua cornice in seta e raffigura Vajrabhairava con la consorte Vajravetali. Egli è rappresentato con nove teste: la principale nella forma di un feroce bufalo con tre occhi e corna, sette teste demoniache supplementari in forma umana, mentre la nona che corona le altre raffigura il benigno Manjushri dalla pelle dorata. Con le trentaquattro braccia brandisce una serie di armi, mentre le sue sedici gambe calpestano uccelli, cani e divinità indù. L’atto che compie è quello di abbracciare la sua consorte Vajravetali, una unione sessuale di yab-yum, principio maschile e femminile ovvero compassione (karuṇā) e saggezza (prajñā), che allude a una totalità dualistica. Per questo straordinario ricamo, l’artista ha utilizzato un filo di seta pregiato per ottenere brillanti gradazioni di colore e crine di cavallo sottostante per creare effetti tridimensionali.
Provenienza: -da una importante collezione privata italiana.
Note di catalogo:
L’irato Vajrabhairava è uno yidam, una divinità che presiede ai grandi tantra dello yoga del buddismo tibetano, ed è la manifestazione tantrica più popolare di Manjushri.
In questa forma Vajrabhairava è, talvolta, chiamato Yamantaka, cioè vincitore della morte, una divinità che pone fine al samsara, il ciclo di rinascita, e che di conseguenza offre una via per il nirvana. In questa vera forma Manjushri rivela la natura impressionante e terrifica dell’illuminazione.
I thangka ricamati sono molto rari, si veda l'esemplare con lo stesso soggetto ma del XV secolo nella collezione del The Metropolitan Museum of Art di New York, oggetto numero 1993.15.